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Doosan a Milano nell’ex fabbrica Innocenti-Maserati

15/06/2023

Pubblicato da Redazione

  • Doosan a Milano nell’ex fabbrica Innocenti-Maserati
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Un’importante flotta di macchine movimento terra Doosan è all’opera da circa un anno nel quartiere di Rubattino, nella periferia est di Milano, per il recupero dell’area da tempo dismessa dell’ex fabbrica Innocenti-Maserati.

 

Il Quartiere Rubattino, nell’estrema periferia est di Milano, è la porzione meridionale di Lambrate. Qui si trova l’omonima via dedicata all’imprenditore e armatore italiano Raffaele Rubattino e qui si trovavano le ex industrie dell’Innocenti-Maserati. Negli anni del boom economico, sotto quei capannoni, venivano assemblate ogni giorno centinaia di scooter Lambretta. 

 

La Lambretta è uno scooter italiano prodotto dall’industria meccanica Innocenti di Milano, nel quartiere Lambrate, dal 1947 al 1972. Il nome deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano gli stabilimenti di produzione. Presidente e fondatore dell’azienda è Ferdinando Innocenti che, nel 1958, viene affiancato dal figlio Luigi, il quale farà prevalere la sua linea di sviluppo dell’azienda che prevedeva di intraprendere la strada della produzione di automobili. Mentre continua la produzione della Lambretta, attraverso un accordo con gli inglesi della BMC, la Innocenti inizia la produzione automobilistica prima con la Austin A40 e in seguito con diversi altri modelli: lo spider Innocenti 950 e poi un altro simbolo di quest’azienda, la Mini. Nel 1966 muore Ferdinando e a succedergli è il figlio Luigi, che cede l’azienda nel 1969. Dopo alterne vicende la Innocenti viene rilavata dalla BLMC (ex BMC) e assume il nome di “Innocenti Leyland”. Nonostante il successo delle Mini 90 e Mini 120, la crisi degli anni Settanta non risparmia l’azienda, che negli ultimi anni Settata vive una temporanea ripresa (nei primi anni Ottanta a Lambrate si produce la Maserati Biturbo).

 

Tra la fine del 1989 e i primi del 1990 viene costituita la “Maserati S.p.A.”, che assume il controllo degli stabilimenti. Nel periodo dal 1989 al 1993 si assiste a una progressiva riduzione del personale fino ad arrivare alla chiusura della fabbrica. Il sipario su quelle fabbriche alle porte del capoluogo lombardo che ha contribuito al benessere del Paese è calato nel 1993, con gli ultimi assemblaggi di alcuni esemplari di Fiat Panda. I cancelli che si intravedono nei film “Romanzo popolare” di Mario Monicelli erano ancora lì, da dove entravano e uscivano gli operai del glorioso stabilimento. Poi è andato tutto gradualmente in rovina, preda di insediamenti abusivi, di brutture urbane fino a diventare, per chi ci abita, un luogo spettrale. Ora gli spazi in cui sorgevano i capannoni abbandonati e fatiscenti diventerà la nuova sede dei laboratori e dei depositi del Teatro alla Scala. Un progetto, questo, denominato “Magnifica fabbrica” e che porta le firme del gruppo italo-spagnolo con a capo il progettista Massimo Giuliani e formato da Pablo Luis Oriol Salgado, Juan Jose Tur Mc Glone, Davide Canepa, Maddalena Gioia Gibelli, Beatrice Meroni, Paolo Galbiati e Luca Giuseppe Francesco Stefanutti. Un team di architetti che ha vinto il concorso internazionale bandito dal comune di Milano. Il primo atto dei lavori, i cui costi complessivi sono stimati in circa 120 milioni di euro, riguarderà l’ampliamento del Parco e dovrebbero iniziare nel 2024.

 

La “Magnifica fabbrica” consisterà in un volume di legno e acciaio alto 25,2 m per 66.778 m2 di superficie, caratterizzato da quattro campate di 28,8 m di lunghezza dove saranno riuniti tutti i laboratori della Scala (che avranno a disposizione oltre 34.000 m2), le sale prove, le sartorie e i depositi (previsti oltre 2.500 posti container accatastati su quattro livelli con tre vie di carico/scarico e altrettante linee carroponte), oltre a sale polifunzionali e di ristoro. L’involucro utilizza policarbonato solido riciclato e la copertura avrà un impianto fotovoltaico di 3.600 kW, rendendolo a emissioni zero. Sarà peraltro presente un sistema di geotermia a ciclo aperto per contribuire alla depurazione delle acque di falda. In testa al corpo centrale si troverà lo “Spazio dei sogni”, più di 4.000 m2 che garantiranno la massima flessibilità per un utilizzo quotidiano, così come per ospitare mostre, laboratori, corsi e grandi eventi. All’interno, a 8 m di altezza, si svilupperà un percorso pubblico sopraelevato per i visitatori, opportunità per tutti di scoprire le attività della fabbrica da dietro le quinte, senza interromperle o interferirle in alcun modo. Una struttura sopraelevata in legno, chiamata “Piazza flottante”, caratterizzerà anche il vicino palazzo di cristallo, che potrà ospitare eventi e celebrazioni legati alla programmazione culturale del Comune, oltre che di enti e associazioni, e che permetterà di scoprire dall’alto il giardino d’inverno in cui il palazzo sarà trasformato. Le sue due testate, dichiarate di interesse culturale quale testimonianza di archeologia industriale, così come l’intera struttura, saranno recuperate e una rete di percorsi alberati le collegherà alla Fabbrica. Nell’area circostante si svilupperà il parco della Lambretta, che raddoppierà la sua estensione arrivando a quasi 100.000 m2, beneficiando delle risorse previste dal PNRR (38 milioni): un paesaggio di prati verdi con percorsi anche sopraelevati che costeggeranno gli argini dei canali, frutteti, filari sui viali e macchie arboree e con i Giardini dell’acqua, prati di fitodepurazione naturale che potranno offrire anche esperienze didattiche.

 

Per eseguire gli interventi propedeutici alla realizzazione del progetto citato è stata messa in campo una sostanziosa flotta di macchine movimento terra a marchio Doosan (oggi Develon). È già da oltre un anno che questi mezzi sono impegnati nel recupero dell’area dismessa dell’ex fabbrica Innocenti: si tratta di un cantiere di 400.000 m2, attualmente uno dei più importanti in Milano, all’interno del quale i mezzi Doosan si stanno occupando, in particolare, della demolizione dei piazzali, delle bonifiche puntuali (“hot-spots”), della vagliatura e del recupero dei vari materiali. In occasione della nostra visita erano all’opera cinque escavatori - tra i modelli DX350LC, DX340LC, DX300LC e DX245NHD - muniti di pinze, martelli demolitori idraulici e frantumatori, impegnati nella demolizione delle pavimentazioni e alla frantumazione del cemento armato e nella relativa separazione dal ferro. Le macerie erano invece movimentate da due pale gommate Doosan DL380 e da un dumper articolato Doosan DA30, impegnati nel trasporto del materiale all’impianto di vagliatura sito all’interno del cantiere. Una volta ultimata la demolizione, prevista per il prossimo mese di luglio, una parte dei 70.000 m3 di materiale vagliato sarà utilizzato come materia prima per realizzare i basamenti sui quali sarà edificato l’imponente capannone logistico che occuperà gran parte dell’area. Il materiale in eccesso sarà invece destinato a impianti esterni autorizzati.

 

Tutte le attività del cantiere sono gestite dalla società torinese Unica S.p.A., nata recentemente dalla fusione di due realtà - Unica e Noldem - specializzate nel settore delle bonifiche, del recupero e dello sviluppo del territorio urbano e delle aree industriali dismesse (entrambe le aziende erano state acquisite da Iris Holding, rispettivamente nel 2019 e nel 2020). Un operatore industriale, questo, che oggi si colloca tra le prime cinque aziende in Italia in questo settore. Nei programmi l’acquisizione di un ex sito industriale che verrà utilizzato come impianto di recupero di rifiuti. Con l’integrazione delle competenze, in particolare, Unica S.p.A. è in grado di operare tramite quattro divisioni industriali - Bonifiche, Demolizioni, Costruzioni e Progetti/investimenti - disponendo al proprio interno di tutto il personale necessario e di un ampio parco mezzi, tutti di proprietà. Unica S.p.A. conta attualmente un organico stabile di oltre 100 dipendenti. Nel 2022 sono state portate a termine oltre 100 commesse e sono state smaltite - o avviate a recupero - più di 110.000 t di rifiuti, con un impegno costante dell’azienda per la sostenibilità ambientale. Unica S.p.A. gestisce cantieri imponenti nel territorio milanese, ma non solo: ultimamente è attiva in un’importante opera a Cortina per la demolizione della vecchia pista di bob su ghiaccio finalizzata alla realizzazione della nuova pista olimpionica.

 

Interpellato in cantiere sul rapporto in atto tra l’azienda e il costruttore coreano, Paolo Andreini, presidente di Unica S.p.A., ha affermato: “Da tre anni abbiamo sposato il marchio Doosan, di cui siamo pienamente soddisfatti sia in termini economici che, soprattutto, di rispondenza alle nostre esigenze. Questo grazie all’indiscussa qualità delle macchine. Il nostro parco mezzi Doosan è costituito da oltre 30 unità, tutte di proprietà, tra escavatori di ogni dimensione, pale gommate e dumper. Siamo un’azienda ben patrimonializzata e in grado di sostenere direttamente gli investimenti per far fronte alle importanti commesse che continuiamo ad acquisire. Questa politica ci sta dando risultati importanti e ciò è possibile anche grazie a partner di eccellenza quali Doosan e il concessionario DMO, nella figura di Gianmaria Lupis, su cui so di poter contare per ogni necessità”. E proprio Gianmaria Lupis - responsabile commerciale di DMO (Russi – RA), realtà storica del mercato italiano attiva nella vendita, nel noleggio e nell’assistenza di macchine e attrezzature movimento terra e stradali e concessionario dei marchi Doosan, Bobcat e Dynapac - conferma quanto espresso da Paolo Andreini: “Il rapporto commerciale di piena fiducia tra Unica S.p.A. e DMO sta continuando a concretizzarsi in importanti forniture. In soli tre anni DMO ha fornito una flotta di macchine completa, dall’escavatore cingolato DX85 da 8 t al DX140, a diversi modelli DX245 e al DX256 Demolition, oltre a parecchi escavatori cingolati DX300, DX340, DX350 e DX380, a pale gommate DL300 e DL350 e due dumper articolati DA30. Anche i numerosi accessori utilizzati sono rigorosamente a marchio Doosan. L’ottimo rapporto con il presidente Paolo Andreini è dovuto anche al fatto che egli sa di poter contare sui servizi complementari che DMO garantisce, quali il noleggio veloce per le emergenze e il servizio continuo di assistenza specializzata fornito direttamente in cantiere, fondamentale considerando il numero di mezzi Doosan costantemente all’opera”.

 

La fusione delle società Unica e Noldem in Unica S.p.A ha avuto lo scopo di unificare le forze e offrire ai suoi clienti un servizio ancora più completo e integrato. “Le professionalità delle due aziende - ha spiegato Paolo Andreini, presidente di Unica S.p.A. - si sono sempre integrate alla perfezione e la fusione è stata la scelta di sviluppo naturale per garantire un’offerta completa che ci rende appunto ‘unici’ e sempre più all’altezza delle esigenze del mercato”. Con l’integrazione delle relative competenze l’azienda opera oggi attraverso quattro divisioni industriali - Bonifiche, Demolizioni, Costruzioni e Progetti/investimenti - offrendo ai clienti finali un unico interlocutore per tutti i servizi necessari. 

 

Il tutto con l’obiettivo volto alla realizzazione effettiva dell’economia circolare, che si completerà con la futura creazione o acquisizione di propri impianti di recupero di rifiuti. “Arriviamo a questo traguardo posizionandoci tra le prime cinque aziende nazionali - aggiunge Andreini - e contando su un fatturato aggregato complessivo 2022 di oltre 25 milioni di euro, e un EBITDA (Margine Operativo Lordo) più che raddoppiato rispetto all’anno precedente e un portafoglio ordini molto lusinghiero”. A livello occupazionale Unica S.p.A. conta attualmente su un organico stabile di oltre 100 dipendenti a cui si aggiungono altre 70 unità lavorative con rapporti di lavoro variabili e un indotto ulteriormente significativo. “Sul campo, Unica S.p.A. esegue un’accurata cernita dei materiali presenti all’interno dei fabbricati, al fine di avviare ciascuna tipologia a un corretto riutilizzo", conclude il presidente dell’azienda torinese. “Tutte le attività vengono eseguite da personale altamente specializzato e particolare attenzione viene prestata ai presidi di sicurezza e alla gestione dei materiali, minimizzando l’impatto con l’ambiente circostante e diminuendo al minimo il rischio di infortunio. Tutti i materiali prodotti da questa attività vengono selezionati e cerniti accuratamente, al fine di accrescere la percentuale di recupero e riutilizzo”.

 

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